Definizione
Il counseling è una relazione d’aiuto in cui un professionista, attraverso degli incontri, mette a disposizione del cliente[1] una serie di competenze e tecniche d’ascolto che fanno leva sulle risorse della persona e che le fungono da sostegno per sbloccare una situazione di disagio esistenziale. L’obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, attraverso un processo di consapevolezza, responsabilizzazione, cambiamento e autodeterminazione.
È un intervento che utilizza varie metodologie adottate da diversi orientamenti teorici[2]. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni e può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.
Modalità di intervento
Gli incontri individuali, della durata di 45-60 min, si svolgono in uno spazio protetto[3] e si articolano in un numero di 10-15, con cadenza settimanale o bisettimanale, ma possono essere presi accordi diversi a seconda dei diversi contesti. Ad ogni modo la durata è limitata e gli obiettivi vengono definiti dal counselor e dal cliente stesso, come in un contratto, poiché la valutazione al termine del lavoro svolto è parte fondamentale del raggiungimento di consapevolezza, autonomia e capacità di auto-/valutazione della persona.
Il counselor è tenuto all’osservanza del segreto professionale, la cui unica deroga è obbligatoria qualora vi sia una richiesta legittima dell’autorità giudiziaria[4]. In tal caso il counselor metterà il cliente al corrente di tale obbligo e riferirà solo quanto appreso direttamente in occasione del rapporto professionale; nelle forme e modalità previste dagli accordi di collaborazione qualora il servizio venisse erogato da una struttura.
A chi si rivolge
Un intervento di counseling può essere utile in generale in tutte le situazioni in cui sia opportuno agevolare la relazione con l’altro: tra genitori e figli, tra insegnanti e alunni, nella coppia, nel lavoro sociale, negli ospedali, nella scuola, nelle comunità religiose.
Specifiche “categorie” di clienti possono essere: i disoccupati, i disabili, gli immigrati e richiedenti d’asilo, chi deve operare scelte occupazionali e vocazionali, i giovani adulti nel passaggio dalle scuole al mondo del lavoro, le persone con svantaggio sociale, persone con comportamenti delinquenziali, gli anziani e i malati terminali. Ma anche équipe di lavoro, squadre sportive, aziende, in cui spesso è necessario risolvere nel singolo individuo o nel gruppo il malessere psicologico esistenziale o il disagio emotivo che ne compromettono un’espressione piena e creativa.
Possibili tematiche
Una sessione di counseling può essere richiesta da persone che stanno vivendo uno stato di insicurezza, dubbio e confusione e non riescono ad uscirne. Ad esempio dopo un incidente grave, un lutto, la disabilità, una malattia terminale, la perdita di lavoro, di un familiare o della libertà, i problemi coniugali o la rottura di altri legami significativi.
A dipendenza degli ambiti d‘intervento dunque, alcuni dei temi su cui incentrare il lavoro possono essere:
- l’analisi e la valutazione intorno ad una presa di decisione importante
- il miglioramento della propria autostima
- la sana espressione delle proprie emozioni
- la gestione di un conflitto
- l’accettazione di una situazione di disagio
- la pianificazione di scenari futuri
- lo sblocco di situazioni stagnanti o complicate
- la comprensione ed eventualmente il superamento di proprie dinamiche comportamentali bloccanti
- l’acquisizione di strumenti comunicativi più efficaci
- il riconoscimento e l’espressione costruttiva dei propri bisogni, ecc.
L’approccio gestaltico
La terapia della Gestalt è una filosofia esistenziale e una sintesi fra correnti filosofiche, metodologiche e terapeutiche europee, americane e orientali, i cui principi fondamentali sono i seguenti[5]:
- L’individuo e l’ambiente costituiscono un unico ecosistema che interagisce, si autoregola e cresce in funzione di ogni elemento che ne fa parte.
- Il disagio psicologico è l’adattamento creativo che la persona ha sviluppato nell’ambiente in cui è cresciuto, ma che nella situazione presente non ha più la stessa utilità, anzi diventa un ostacolo.
- L’intera esperienza di vita di una persona è importante: fisica, psicologica, intellettuale, emotiva, relazionale e spirituale.
- Osservare ed essere consapevoli del “come”, piuttosto del “perché” qualcosa avviene, permette di individuare più facilmente la via del cambiamento.
- La relazione terapeutica è un laboratorio di ricerca ideale in cui un cliente può scoprire, osservare e integrare alcuni aspetti della sua personalità, sulla base dell’esperienza diretta con il terapeuta.
Nella prospettiva della Gestalt il counselor[6] ha quindi il compito di guidare la persona nel processo di consapevolezza, sostenendola nel prendere contatto con i propri bisogni, portandola a scoprire e usare le proprie risorse presenti, spesso sconosciute, e ad esplorare e sperimentare nuove possibilità in rapporto alle situazioni in cui si trova.
Differenza tra psicologia, psicoterapia e counseling?[7]
Essendo una professione relativamente nuova nel panorama europeo[8], tuttora sussistono confusioni e dubbi su cosa sia counseling e sul confine tra counseling, psicologia e psicoterapia.
A livello europeo il counselor si colloca tra le professioni[9] che gravitano intorno al “health & social working” (lavoro sociale e sulla salute), ma mentre il counseling viene inserito tra le attività di lavoro sociale, in particolare nell’assistenza sociale e nell’orientamento, la psicologia e la psicoterapia si trovano tra le attività di “human health” (salute dell’essere umano). Quindi, anche se fanno tutte parte del ramo degli specialisti in scienze sociali, si differenziano anzitutto a livello concettuale.
Altre differenze specifiche tra counseling, psicologia e psicoterapia in seguito, sono sintetizzate nei due schemi qui sotto.
Counseling | Psicologia[10] | Psicoterapia[11] | |
Titolo di studi | Diploma di formazione[12] triennale. Pratica professionale, percorso personale di counseling e/o psicoterapia e supervisione. | Master quinquennale in Psicologia. Pratica clinica in ambito ospedaliero o ambulatoriale. | Master quinquennale in Psicologia o laurea in Medicina e formazione postgraduale[13] di 4-5 anni. Pratica clinica di almeno 4 anni, percorso personale di psicoterapia e supervisione. |
Obiettivi e attività | · Prevenzione · Orientamento · Sostegno · Attivazione di risorse |
· Studio della personalità · Diagnosi · Orientamento · Proposta di una terapia · Prevenzione · Ricerca |
· Diagnosi · Piano terapeutico · Presa a carico/terapia · Contatti con la rete socio-sanitaria e legale |
Aree di intervento | Specialista della relazione interpersonale e dei disagi esistenziali. | Specialista della personalità, delle relazioni interpersonali e del comportamento umano. | Specialista e terapeuta di disturbi e malattie psichici e psicosomatici. |
Strumenti di intervento | Tecniche d’ascolto e metodi basati sulla relazione a seconda dell’orientamento scelto, nessuno strumento diagnostico. | Colloqui di consultazione, strumenti diagnostici. | Tecniche d’ascolto e metodi terapeutici a seconda dell’orientamento scelto e basati sulla relazione (non sui farmaci), strumenti diagnostici. |
[1] Il counselor lavora con clienti, non con pazienti, poiché l’aspetto della malattia non è contemplato da questa figura professionale. Il termine cliente, liberando la persona dal senso di essere malata, sottintende una relazione paritaria in cui l’operatore ha la possibilità di prestare un servizio le cui peculiarità sono esplicitate in un “contratto” verbale.
[2] Ad esempio Sistemica, Gestalt, Analisi transazionale, Bioenergetica, ecc.
[3] Nel counseling è molto importante l’elemento del setting (ambiente), che oltre all’accoglienza deve garantire la riservatezza e favorire la riflessione e la libera espressione delle emozioni emergenti.
[4] Secondo il Charter of Ethical Practice (codice deontologico) della European Association for Counselling.
[5] Tratto dal riassunto di Wikipedia.
[6] Che non è abilitato a fare terapia.
[7] Piera Campagnoli. Il posto del counseling nel panorama delle scienze psicologiche, «Opsonline.it», 4 settembre 2007
[8] Nato ufficialmente negli anni Cinquanta negli Stati Uniti come servizio di consulenza e educazione, si diffonde in Europa solo negli anni Settanta, in Gran Bretagna, dove viene utilizzato nell’orientamento pedagogico e come strumento di supporto nei servizi sociali e nel volontariato.
[9] Secondo il sistema di classificazione delle professioni ISCO, International Standard Classification of Occupation (http://unstats.un.org/unsd/cr/registry/).
[10] Secondo il Centro svizzero di servizio Formazione professionale, orientamento professionale, universitario e di carriera (CSFO).
[11] Ibidem.
[12] Esiste una grande differenza tra insegnamento accademico e formazione: l’insegnamento consiste nel veicolare conoscenze mediante parole, mentre la formazione è una preparazione dell’allievo attraverso un percorso rivolto alla persona nella sua globalità: mentale, affettiva, esperienziale.
[13] Secondo la Federazione Svizzera delle Psicologhe e degli Psicologi (FSP).